L’olio extravergine d’oliva italiano è un tesoro per l’economia del nostro paese, oltre che un’autentica eccellenza del ‘made in Italy’, riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Un prodotto contraddistinto non solo da una qualità superlativa, ma anche fortemente legato al nostro territorio, alla nostra cultura, a tradizioni tramandate per secoli di generazione in generazione.
Il legame fra territorio italiano e l’ulivo ha origini antichissime. Furono i Greci a introdurre questa pianta in Italia intorno al 1.000 a.C. Agli Etruschi, invece, va attribuito il merito di averla coltivata e diffusa, oltre che di aver dato il nome al suo prezioso frutto: eleiva, che significa, appunto, “olio”. I Romani, infine, perfezionarono e diffusero in tutto l’Impero le tecniche di coltivazione, di spremitura delle olive e di conservazione dell’olio stesso. Furono i primi a classificare l’olio in base alle diverse tipologie di spremitura.
Oggi l’ulivo è presente in quasi tutto il paesaggio italiano. Si stima che in Italia siano piantati ben 150 mila alberi e che la superficie totale destinata all’olivicoltura sia di oltre un milione e centomila ettari. Il nostro Paese, inoltre, vanta la più grande compresenza di varietà di olive: ne sono state censite ben 538! Le aziende olivicole presenti nel nostro Paese sono più di 800 mila, molte delle quali di piccolissime dimensioni. Il giro d’affari complessivo dell’olio italiano ammonta a circa 3 miliardi di euro l’anno. Per quanto concerne la produzione, nel 2017, tra alti e bassi, si è attestata poco sopra quota 400 mila tonnellate, quasi il doppio rispetto all’annata precedente. Distante, tuttavia, dal massimo potenziale produttivo stimato, ovvero mezzo milione di tonnellate. Il 2018, nonostante le difficoltà legate alla siccità (soprattutto al centro-nord), alla mosca (sempre insidiosa, ma fortunatamente poco presente) e alla xylella (nel Salento), lascia sperare in previsioni ottimistiche, soprattutto nelle regioni meridionali.
La Puglia si conferma la regione italiana con la maggiore vocazione olivicola. Più del 50% dell’olio extravergine d’oliva italiano è prodotto nella nostra regione (l’anno in corso prospetta un incremento significativo, pari al +30%). Calabria e Sicilia, rispettivamente con il 13% e l’11%, si collocano al secondo e terzo posto, seguite da Lazio e Toscana (entrambe attorno al 4%). Sempre a proposito della nostra Puglia, val la pena sottolineare che è la regione con il più alto numero di aziende olivicole (ben 267.203), e che, di queste, oltre un terzo ha certificazione bio. Infine, fra tutte le regioni italiane solo la Puglia vanta ben cinque varietà di olio extravergine d’oliva italiano riconosciute DOP.
L’Italia è, nel complesso, il maggior esportatore mondiale di olio extravergine d’oliva italiano confezionato. I mercati stranieri che maggiormente apprezzano il nostro olio extra vergine sono: Stati Uniti, Germania, Francia, Canada, Giappone e Regno Unito. Cresce l’interesse della Cina, dove le esportazioni sono aumentate di oltre il 40% nel 2017 rispetto all’anno precedente. Molto confortanti, inoltre, i dati di export verso le regioni scandinave, caratterizzate da un interesse sempre crescente verso uno stile alimentare sano e genuino.
Il nostro sistema produttivo, come si evince dai dati, è caratterizzato da una forte variabilità. La produzione, infatti, non riesce a soddisfare appieno la domanda interna, né tantomeno la richiesta proveniente dai mercati esteri. Ecco perché molte aziende imbottigliatrici italiane acquistano anche olio extravergine straniero, soprattutto da Paesi ad alta produttività come Spagna e Grecia. Ai problemi di produzione, inoltre, si aggiungono quelli legati ai prezzi di mercato. La loro oscillazione al ribasso mette spesso in difficoltà le nostre aziende olivicole, costrette a raffrontarsi con competitor stranieri. Questi propongono quotazioni concorrenziali grazie a più bassi costi di produzione e manodopera, oltre che minori standard qualitativi. Una lotta impari che mette seriamente a repentaglio il nostro oro verde e tutto il suo indotto.
Per tutelare il nostro olio extravergine d’oliva italiano, è necessario proteggerne il valore e la qualità, ma anche esaltarne e diffonderne l’eccellenza rigorosamente ‘made in Italy’. Proprio per questo, Federolio, Coldiretti e Unaprol stanno lavorando a un progetto comune. Si tratta di un’etichetta chiara e completa che certifichi le caratteristiche dell’olio, dalla tracciabilità della filiera fino alle componenti chimico-fisiche e organolettiche. Un’etichetta che permetta al consumatore di capire quale olio acquistare in base alle proprie esigenze, ma anche alla propria capacità di spesa. Un’etichetta che permetta all’olio extravergine di qualità di essere realmente considerato tale, così che il mercato gli riconosca un prezzo proporzionato all’elevato standard qualitativo.
L’olio extra vergine d’oliva italiano è uno fra i prodotti maggiormente richiesti dai nostri clienti stranieri. Fedeli al nostro ruolo di ‘finestra sull’Italia’ per grossisti e dettaglianti di tutto il mondo, ci impegniamo a proporre loro non solo i brand più conosciuti, ma anche, da pugliesi, a valorizzare il prodotto locale, che riteniamo essere in assoluto il migliore al mondo.
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