Oggi ci occupiamo di alcune simpatiche espressioni legate al food Italiano. Nomi bizzarri, modi di dire singolari ormai entrati nel comune modo di parlare italiano (e non solo), ma di cui, spesso, si ignora l’origine. Pasta “al dente”, caffè “espresso”: usiamo queste espressioni tutti i giorni, ma ci siamo mai chiesti da dove derivino? Eccone spiegati 6 fra i più curiosi.
Nella sezione modi di dire non poteva mancare uno tra i detti più famosi in Italia: “pasta al dente”; la pasta è senza dubbio uno tra i prodotti più tipici e rappresentativi del nostro Paese. Sinonimo di gusto, di tradizione e anche di innovazione, è il prodotto italiano più esportato al mondo, con circa duecento trafile e più di cento pastifici presenti. Campania, Emilia Romagna e Veneto sono in cima alla classifica di produzione italiana. Ma, effettivamente, perché si dice “pasta al dente”?
Questo modo di dire viene utilizzato per riferirsi alla pasta non completamente cotta, ovvero, che mantiene un grado di durezza interna senza divenire eccessivamente collosa. La pasta al dente ha una consistenza leggermente più resistente rispetto alla pasta troppo cotta che, invece, è molto più tenera. Secondo alcune fonti, l’espressione al dente deriverebbe dal fatto che, in passato, la gente senza denti facesse fatica a masticare la pasta meno cotta. Secondo altri, il detto deriva dalla masticazione della pasta non troppo cotta, che risulta più “croccante” sotto i denti. In entrambi i casi, comunque, la pasta al dente risulta essere più digeribile e un’opzione di cottura, amata dalla stragrande maggioranza degli italiani.
Il modo migliore e più efficace per avere una pasta cucinata alla perfezione è non seguire alla lettera l’etichetta che indica tempo di cottura esatto, ma assaggiare la pasta sotto i denti, un minuto o due prima del tempo indicato sull’etichetta. Se è proprio al dente, inoltre, in alcune trafile di pasta, come le penne, a volte è possibile vedere del bianco nel mezzo.
Per molti gustare una tazza di caffè macinato italiano, che sia caffè espresso, cappuccino o macchiato, è un’abitudine insostituibile che caratterizza specifici momenti della giornata. Non appena ci svegliamo, il caffè ci dà la carica giusta per iniziare la mattina. Durante il pomeriggio rappresenta un’occasione per incontrarsi e scambiare quattro chiacchiere con amici e colleghi. Al giorno d’oggi il caffè è una tradizione diffusa in tutto il mondo, ma non bisogna dimenticare che il caffè espresso tradizionale ha origini proprio in Italia.
Ma, come mai il caffè viene definito “espresso”? Una delle caratteristiche fondamentali del caffè espresso, infatti, è che questo prodotto, tanto conosciuto e amato il tutto il mondo, viene preparato tramite un procedimento di infusione sotto pressione; esattamente ciò che avviene nelle comuni caffettiere, onnipresenti sui fornelli della nostra cucina, che riescono a filtrare le polveri macinate di caffè pressato. Ma la vera chicca (per rimanere in tema) è che questo procedimento, non fu ideato per ottenere un caffè concentrato (cosa che poi è accaduta), bensì per preparare un caffè caldo nel giro di pochi minuti, senza perdere tempo con un’infusione classica. Ed è proprio questa velocità che ha dato origine all’espressione “caffè espresso”.
Gli spaghetti alla puttanesca sono un piatto di pasta italiano inventato a Napoli nella metà del XX secolo e preparato mescolando sapientemente alla pasta: pomodori, olio d’oliva, acciughe, olive, capperi e aglio. Ma qual è l’origine di questo nome così bizzarro?
Arthur Schwartz, autore di “Napoli a Tavola”, fa risalire l’origine del piatto al proprietario di una casa chiusa nei Quartieri Spagnoli. L’uomo dava da mangiare ai suoi clienti questa pietanza per rifocillarli dopo aver “consumato”, dato che questo piatto è molto rapido e di facile preparazione, nonché ricco d’energia. Altri, invece, fanno risalire il termine “puttanesca” agli indumenti intimi molto colorati delle donne presenti nelle case chiuse, dato che richiamano di molto le tonalità degli ingredienti presenti in questa ricetta.
Che sia vera l’una o l’altra ipotesi, certo è gli spaghetti alla puttanesca devono il loro nome alle case di appuntamento, diffusissime in tutta Italia fino alla metà del secolo scorso. Comunque sia, essi erano e rimangono un must della cucina italiana, a prescindere dal loro nome singolare!
Sempre in tema di modi di dire sul Food Italiano, vi siete mai chiesti perché gli strozzapreti si chiamano così? Gli strozzapreti sono una pasta a forma allungata, arrotolata a mano, tipica di alcune regioni italiane, come Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria.
Esistono diverse leggende che spiegherebbero l’origine di questo nome così curioso.
Una è che, in tempi passati, i preti (tra i pochi a potersi permettere simili bontà) erano così affascinati da questo formato di pasta che la mangiavano troppo velocemente, con ingordigia, fino al punto di soffocarsi. Un’altra spiegazione riguarda l'”azdora” (“casalinga” nel dialetto romagnolo), che “soffoca” le strisce di pasta per realizzare gli strozzapreti: “… in quel particolare momento si presume che l’azdora esprimerebbe una tale rabbia (forse innescata dalla miseria e dalle difficoltà della propria vita) tale da poter strangolare un prete! “. Un’altra leggenda narra che le mogli usassero abitualmente la pasta come pagamento parziale per le rendite fondiarie (in Romagna la Chiesa cattolica aveva ampie proprietà terriere affittate ai contadini). Il nome riflette sicuramente il diffuso anticlericalismo della gente di Romagna e Toscana. Un’altra possibile spiegazione, infine, è che la pasta assomiglia a un collare clericale.
Prosecco è un tipico vino bianco italiano. È ottenuto da uve Glera, precedentemente note anche come Prosecco, ma possono essere inclusi altri vitigni. Le varietà seguenti sono tradizionalmente utilizzate con Glera fino ad un massimo del 15% del totale: Verdiso, Bianchetta Trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Pinot Nero.
Nonostante, ci sia un paese di nome Prosecco nelle vicinanze di Trieste e il Castello di Moncolano, conosciuto anche come Torre di Prosecco, in Italia, questo non indica l’origine del nome di questo famoso vino bianco italiano. Quindi, da dove deriva il nome Prosecco? Fynes Moryson, un gentiluomo inglese appassionato di viaggi, scrisse nel suo diario: “L’Histria è divisa tra il Forum Julii e l’Histria propriamente detta. Qui cresce il vino Pucinum, ora chiamato Prosecho, assai celebrato da Plinio“. Ovvero, quel famoso vino prodotto dalle uve di Glera nei pressi di quella famosa torre.
Tra i modi di dire sul Food Italiano, “italianamente” parlando questo detto legato al food, sta ad indicare precisamente essere pignoli, trovare ogni minimo difetto in qualsiasi cosa. Ma da dove deriva questo detto?
L’espressione trae origine dal fatto di voler indicare, appunto, il comportamento di qualcuno alla ricerca di qualcosa che non esiste, visto che le uova, effettivamente, non hanno peli. Comune anche il detto “Trovare il pelo nell’uovo”, usato per indicare un comportamento pedante, chiaramente volto alla spasmodica ricerca di una scusa anche minima per inficiare un progetto.
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